mercoledì 25 aprile 2007

Great (S)Expectations

Chi sa, non commenti. Chi non sa, si interroghi e se lo misuri.
Dickens stia tranquillo.

martedì 24 aprile 2007

Rotocalcolo televisivo

Il lavoro sporco ovviamente è nostro, dovremmo essere noi a dirla tutta sul nuovo programma di Enzo Biagi: d'accordo, nessun problema, soprattutto nessuna pietà. Nessuna pietà per lui, vecchio nato vecchio, per la sua fonetica ormai penosamente trascinata, per le sue interviste finte, le sue domande finte, il suo giornalismo finto, la sua funzione superflua, il suo buonsensismo paesano, il suo moralismo da signora mia, il suo attaccamento al denaro, quel denaro e spazio elargiti a un 87enne anziché a giovani che magari lo meritano, ne hanno bisogno, fanno i giornalisti per davvero. L'hanno trasmesso, domenica, su quella Raitre che dapprima aveva sdegnosamente rifiutato: lui che si era beccato una buonuscita di 3 miliardi dopo la quale disse «Non sono stato buttato fuori, al contrario ho raggiunto di mia iniziativa un accordo pienamente soddisfacente», dopodiché, presi i soldi, ricominciò a fare il martire e alla fine, siccome non era ricco abbastanza, ha pietito un altro miliardo l'anno: e avuto il coraggio di rilasciare interviste per lamentare che tante famiglie guadagnano solo mille euro al mese. Per guadagnare quello che l'inutile Biagi guadagnerà in un biennio, in effetti, dovranno lavorare per 192 anni.


Un Filippo Facci eccezionale.

sabato 21 aprile 2007

Novità

E' successo che ho fatto questo

No, non ho fatto la deficiente. Almeno non più del solito.
Ho fatto la recensione de Il Deficiente

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Il deficiente, ovvero colui che ha un deficit.
La menomazione oggetto dello spettacolo è rappresentata dalla mancanza della vista di uno dei protagonisti, Omar.
Intorno alla figura del cieco si delineano i suoi fratelli vedenti che lo accudiscono da sempre e a loro volta sono accuditi, o meglio mantenuti, dal sussidio di invalidità dal fratello e la fidanzata di Omar, da poco conosciuta, ma subito introdotta nell’ambiente familiare, non senza qualche difficoltà.
Tutti i personaggi convivono con l’handicap della mancanza della vista, i limiti e le regole che essa comporta, la scala gerarchica che ne deriva e che vede al vertice proprio colui che non vede.

Inizialmente la deficienza portata in scena sembra essere la cecità di Omar, durante la rappresentazione si scopre che anche la mancanza di affetto e il vuoto di sentimenti possono costituire un limite, non tanto fisico, quanto psicologico.
Il desiderio di Omar di emanciparsi dalla propria condizione deficitaria si scontra con la realtà, crudelmente diversa, con il mondo esterno che trascura
la sua menomazione e di conseguenza lo costringe nelle mura domestiche.

L’unico momento di liberazione dalle catene della non vista è il sogno. L’onirico, rappresentato in scena come una visione dai toni cupi, è la concretezza dei desideri, la voglia di poter vedere, di non essere più invalido.
Elemento costante del testo è la condizione di precarietà che affligge non solo chi è cieco, ma tutti noi. In un continuo ribaltamento di prospettive, di chi sia realmente il deficiente, di chi abbia la mancanza della vista, si analizzano le condizioni umane e i diversi handicap.
Il capovolgimento dei ruoli riguarda anche gli attori in scena. Infatti il vedente Pietro Minniti veste i panni del protagonista non vedente, mentre un vero non vedente, Gianfranco Berardi, interpreta uno dei fratelli vedenti.
Gli attori si esercitano abilmente nella sfida della limitazione della vista, si muovono con maestria su un palco che è percepito ma non concretamente visto, a causa delle bende utilizzate o, appunto, dalla reale mancanza di vista.

Il risultato finale è divertente e allo stesso tempo cattivo: lo spettatore ride molto, coinvolto in un
dramma trasversale dai risvolti comici e sarcastici.
Se lo scopo ultimo è sottoporre una riflessione sulle nostre percezioni sensoriali, il difficile tema è trattato senza cadere mai nella retorica e nei facili sentimentalismi.
Uno spettacolo che non può lasciare indifferenti per l’intensità con la quale è portato in scena e la complessità del tema trattato.

Teatro Verdi, Milano 20 aprile 2007

martedì 17 aprile 2007

giovedì 12 aprile 2007

Verba volant

Il 12 giugno scorso io scrivevo in una mail questo...

"Manfredi, giovane e rampante capogruppo, si dovrà probabilmente
accontentare dello scranno della Presidenza del Consiglio, incarico
onorifico che tarpa politicamente le ali.
Questa è solo l'ennesima conferma di come Forza Italia non sia in
grado di valorizzare i suoi elementi migliori e non sia ancora un
partito capace di reggersi in piedi da solo.
Comunque lui è stato bravo fino ad ora e lo sarà ancora di più in
questo nuovo ruolo.
Io lo seguo, fedele. Sarebbe fin troppo facile cambiare adesso.
La politica è una questione di cuore."


Come cambiano le cose.
Le frasi "Perchè a San Pietro hanno i rubinetti d'oro" e "Papa Borgia si XXXXXXX tutte" dvevano ancora essere pronunciate.

Scatole cinesi

da Repubblica.it

Corteo con bandiere, cariche della polizia, feriti, auto distrutte. La rivolta di circa trecento cinesi è scoppiata nella piccola "Chinatown" di Milano nella zona di via Sarpi. La rivolta è scoppiata quando la polizia ha multato una commerciante cinese che aveva scaricato merci fuori orario. La protesta della donna, molto veemente, ha scatenando una reazione violenta da parte dei connazionali accorsi. Rapidamente, la protesta si è trasformata in una specie di guerriglia urbana con cariche e contrattacchi. Feriti o contusi alcuni agenti e civili. Un poliziotto municipale è stato accompagnato in ospedale. La donna sarebbe stata fermata dalla polizia locale per controlli.

La "battaglia" è proseguita per diverso tempo con i gruppi di cinesi in rivolta che si rifiutavano di lasciare la sede stradale. Un'auto della polizia è stata
distrutta e ribaltata in una strada vicina. Danneggiate anche altre macchine in sosta. Alcuni testimoni hanno riferito di aver visto un agente colpire un ragazzo con il calcio della pistola. In via Niccolini, un centinaio di cinesi sono praticamente asseragliati e sventolano bandiere della Cina.

"Tutti i giorni mi fanno una multa" ha dichiarato Ling Xiu, una commerciante della zona, cercando di spiegare le ragioni della protesta. "Noi siamo qui per lavorare. Non siamo mafiosi, non uccidiamo nessuno, lavoriamo e basta pagando le tasse. Lei mi deve spiegare perché tutti i giorni i vigili mi fanno una multa. Glielo dico io perché, perché la polizia vuole il male dei cinesi. Infatti gli italiani possono lavorare, ma a noi lo impediscono. E adesso mi hanno chiuso il negozio, come faccio a dare da mangiare ai miei figli? A pagare l'affitto di casa?".

Una donna italiana ha raccontato di essersi "ritrovata tra bottiglie che volavano, auto dei vigili distrutte, persone che rovesciavano una macchina parcheggiata. La reazione è stata davvero molto violenta". A parlare è Loredana Cerrato, dell'associazione Vivisarpi, residente in via Giusti. "Sono uscita di casa per andare incontro a mio figlio, che frequenta le medie e non lo vedevo ancora arrivare. In mezzo a via Niccolini - ha spiegato la donna - mi sono trovata in mezzo ai tafferugli, con autoambulanze che andavano e venivano. Appena ho recuperato mio figlio siamo corsi a casa. Ora siamo bloccati qui".

Intorno alle 14 le cariche sono cessate, ma la tensione resta alta. Per terra i segni degli scontri con bottiglie rotte e cestini divelti.

Intanto sulla vicenda è intervenuto il console cinese Limin Zhang, arrivato nella zona degli scontri: "Aspettiamo la liberazione della donna - ha dichiarato - perché la situazione si calmi. Aspettiamo che la legge ci dica chi ha sbagliato, ma noi abbiamo il diritto di proteggere gli interessi legali di questa zona". Il console ha spiegato che la tensione tra i cinesi e' alta, anche perché "da due mesi vige il nuovo divieto di usare i carrelli in strada. In tutta la citta' sapete voi in quale zona hanno vietato l'uso dei carrelli? Ci sono persino in Galleria Vittorio Emanuele, li ho fotografati, e in corso Buenos Aires".

martedì 10 aprile 2007

Epistolando


In principio fu Veronica e il suo livore per quel Silvio che troppo farfalloneggiava tra le vallette. Lei scrisse una lettera attraverso La Repubblica di Mauro e il marito rispose giustificandosi con la bagatella.
Poi fu il turno di Livia Aymonino che, attaccata nel cuore della sua stessa famiglia, sempre a Repubblica si rivolse.
Ora le lettere si moltiplicano e le firme pure. La Gregoraci "topolina", la Moric compagna del paparazzo, e la Afef intercettata. Sotto a chi tocca! Scrivete e sarete pubblicate.
Foscolo e il suo Jacopo Ortis sono oramai argomento solo per le antologie di letteratura.

venerdì 6 aprile 2007

"Che cosa è l'uomo perchè te ne ricordi, il figlio dell'uomo perchè te ne curi?" (Sal 8, 5)

lunedì 2 aprile 2007

(no title)

Finito il tempo di cantare insieme
si chiude qui la pagina in comune
il mondo si è fermato io ora scendo qui
prosegui tu, ma non ti mando sola…

Ti lascio una canzone
per coprirti se avrai freddo
ti lascio una canzone da mangiare se avrai fame
ti lascio una canzone da bere se avrai sete
ti lascio una canzone da cantare…
una canzone che tu potrai cantare a chi…
a chi tu amerai dopo di me….


Ti lascio una canzone da indossare sopra il cuore
ti lascio una canzone da sognare quando hai sonno
ti lascio una canzone per farti compagnia
ti lascio una canzone da cantare…
una canzone che tu potrai cantare a chi…
a chi tu amerai dopo di me…
a chi non amerai senza di me…

domenica 1 aprile 2007

Si, io l'amo


Grazie ad una tv locale, ho scoperto che Ornella Vanoni ha partecipato alla manifestazione indetta dalla Moratti per la sicurezza a Milano.
"Perchè sono di Milano", ha detto.
E io la vorrei sposare!