Dopo Sergio Romano e Angelo Panebianco, oggi è a Massimo Franchi lanciare una stoccata direttamente a Prodi, definito "professore in apnea". Tre editoriali di fila sul Corriere della Sera, una settimana di fuoco per l’Unione. Troppo presto per affermare che tre indizi fanno una prova, ma l’impressione è che la credibilità della leadership di Prodi stia rapidamente scemando dalle parti di via Solferino. La vittoria elettorale risicata, i rischi di un "governicchio" condizionato dai voti della sinistra radicale e paralizzato dai veti incrociati degli alleati segnalano che gli umori sono cambiati.
Aveva cominciato Sergio Romano, parlando di "pessimo spettacolo" offerto dalla coalizione di sinistra che "si accapiglia sulla distribuzione delle poltrone". Aveva proseguito Angelo Panebianco, indicando in Bertinotti "un vincitore ingombrante". Il sigillo finale è arrivato dalla penna di Paolo Franchi, particolarmente velenosa nel dipingere un Romano Prodi paralizzato dal terrore di prendere posizione, quale che sia, su qualsivoglia argomento: legge Biagi, Tav, fusione Autostrade-Abertis, Mediaset.
Emerge così l’immagine di un capo della coalizione privo di leadership, modesto "premier indicato dai partiti del centrosinistra" ma incapace di "federare le forze che lo sostengono". Conclude Franchi: "Peccato che i giorni passino, la situazione si aggrovigli ai limiti del paradosso, e Prodi continui a non far sentire la sua voce. Nel suo caso, almeno, il silenzio non è d’oro".
Pochi giorni addietro, dalla prima pagina del Sole 24 Ore, anche Guido Gentili paventava la nascita di un governo ostaggio delle "spinte di una cultura ideologizzata, per nulla orientata al mercato e alla concorrenza".
Si ha l’impressione che, mai come oggi, il termine "editoriale" vada preso alla lettera, come espressione delle opinioni e delle preoccupazioni dei padroni del vapore, di quei gruppi di potere che, attraverso i loro giornali, tanti sforzi avevano profuso nell’assecondare un cambio della guardia al governo. Alla luce del risultato elettorale, disastroso per la cosiddetta "sinistra riformista", i conti non tornano più. Perfino il taglio di cinque punti del cuneo fiscale, la vera promessa forte dell’Unione, sembra allontanarsi. Di pari passo con la fiducia, da parte dei poteri economici, nei confronti di Prodi.
Sembra ci sia la presa d’atto che il governo del Professore non solo è destinato a fare poca strada, ma che meno ne farà, meglio sarà per i suoi entusiasti sponsor di ieri. Che probabilmente vedono con favore l’approdo a un governo tecnico, che "tagli le ali" e non abbia come priorità quella di fare subito a pezzi le riforme del governo Berlusconi, a partire dalla legge Biagi.
2 commenti:
Ragazze, siete già iscritte a Tocque-Ville?
Eheh ti ho scoperto! E anche linkato... :)
Però ammetterai che Prodino è un ottimo diplomatico...
Tacendo, prova di avere le idee chiarissime: meno parla, meglio è per la coalizione. Nessuno si lamenta delle esternazioni del leader perchè semplicemente non esistono! Bakunin sarebbe contento...
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