venerdì 30 giugno 2006

La serietà al governo 6

E questa volta per dimostrarlo ricorro all'editoriale di Giannini pubblicato oggi su Repubblica.

«Niente birra e panini al numero 10 di Downing Street», diceva Margaret Thatcher nell´84, per respingere il sindacato di Arthur Scargill che chiedeva udienza al governo sui tagli selvaggi nell´industria mineraria. Era un segno di forza: la Lady di Ferro era padrona della Gran Bretagna, i Tories spopolavano a Westminster, il New Labour di Blair sarebbe nato 10 anni dopo. «È un giorno storico, riparte la concertazione», dice oggi Romano Prodi, dopo aver ricevuto a Palazzo Chigi sindacati e Confindustria per discutere di manovra e Documento di programmazione. È un segno di debolezza: il Professore guida l´Italia con un´esile maggioranza, è già esposto al rischio del fuoco amico sulla politica estera, e con una base parlamentare instabile non si può permettere il lusso di rinunciare al consenso delle parti sociali.
Questa fragilità del centrosinistra spiega la scelta apparentemente «minimalista» compiuta dal governo sulla finanza pubblica. La manovra aggiuntiva che dovrebbe essere approvata già oggi in Consiglio dei ministri si riduce a 7 miliardi di euro, si concentra sulle entrate e sul solo recupero dell´evasione fiscale. Niente tagli alle uscite, nessun intervento sui capitoli più sensibili della spesa. Di pensioni e sanità, di salari nella pubblica amministrazione e di trasferimenti alle imprese si accennerà genericamente nel Dpef che sarà varato il 7 luglio, e si parlerà concretamente solo nella Legge Finanziaria di settembre. Un´opzione light, che sembra improntata al puro galleggiamento balneare.

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