Di Filippo Facci
Anzitutto ci sono farmacie che sono già simili a supermercati: vendono scarpe, cosmetica, cibi per cani e gatti, spaghetti precotti, occhiali da sole, soprattutto tonnellate di cosiddetti farmaci che sono blandi nell'effetto se non truffaldini nella sostanza: basti l'esempio dei dimagranti, e su questo vedasi le sentenze dell'Autorità Garante della Concorrenza circa le schifezze che arricchiscono i farmacisti meno scrupolosi. In secondo luogo va detto che i farmaci da banco che si vorrebbero appunto vendere anche al supermercato (con poche eccezioni, tipo analgesici e antidolorifici come Aspirina o Aulin) proprio perché relativamente blandi sono scarsamente necessari a chi li assume: da una parte dunque non s'intuisce l'urgenza sociale di una loro vendita capillare (se la sera stai male per davvero chiami il medico o il Pronto soccorso, non vai all'Autogrill a cercare un'Aspirina) mentre d'altra parte è garantito che si aprirebbe la strada a un consumismo farmaceutico all'americana laddove anche i bambini prendono pillole come caramelle.
Sicché, posto che la liberalizzazione dei farmaci da banco è un fenomeno comunque irreversibile (mettiamoci il fegato in pace) ricordiamo almeno un dato: col pur perfettibile sistema delle farmacie, da noi, la mortalità legata alla cattiva assunzione di medicinali è quattro volte inferiore che oltreoceano. Meditare.
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